lunedì 22 luglio 2013

La partecipazione e la trasparenza non abita a Bologna (anche in Provincia)

Il passaggio tra Comune di Bologna e la nuova Città Metropolitana, lascia inviarato il modo di governare del partito di maggioranza: si decide e dopo si comunicano le ragioni.

Se proprio a questi cittadini "attivi" interessa entrare nel processo decisionale, e far valere il loro diritto di sovranità fuori dalla delega di rappresentanza data al Sindaco,  allora si può benissimo spacciare un pò di propaganda come il massimo della trasparenza e della partecipazione.

Tutto questo, ricordiamolo, in una Regione che ha approvato una Legge specifica sulla partecipazione ma che gli amministratori locali faticano molto ad accettare.

I casi di questa "allergia", sono ormai tanti:
  • Comune di Bologna per il "finanziamento alla scuole paritarie private", in cui si rischia di non accettare nemmeno l'esito del referendum che ha visto perdere la linea di Sindaco e Giunta;
  • Comuni della Valsamoggia, in cui si è approvata la fusione dopo un referendum bocciato da due comunità su cinque e preceduto da un processo "scarso" di coinvolgimento della cittadinanza;
  • Comune di Granarolo, riguardo le modalità di approvazione del permesso a costruire del nuovo Centro Tecnico del Bologna FC (oggi fermo causa ricorso al TAR presentato da Comitati di cittadini);
  • Comune di San Giovanni in Persiceto, in cui si sta facendo di tutto - anche proponendo sondaggi telefonici di dubbi valore - pur di evitare un processo chiaro e trasparente di democrazia deliberativa per la realizzazione del progetto di nuovo Outlet.
 Domanda: ma ha senso perseverare su questa strada?

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